La conoscenza del proprio strumento è alla base di una corretta lettura, ma in assenza di un segno evidente o di un riscontro diretto, non è sempre facile capire la grandezza dei pesci individuati, in base alla raffigurazione che lo strumento riproduce sullo schermo. L’individuazione dei pesci è lo scopo principale di un ecoscandaglio ed è su questo che dovremmo basare la nostra conoscenza dello strumento.
In genere un branco di pesci piccoli viene segnalato con una macchia più o meno compatta, la cui disposizione è un segnale chiaro dell’attività dei predatori.
Quando il branco non è minacciato staziona in ordine sparso o in un ovale molto rado ed è rappresentato sul video come una grande macchia chiara con i bordi frastagliati. Nelle situazioni d’allarme si raggruppa in una macchia di colore più intenso al centro, staccata dal fondo, o si assottiglia in una piramide che può avere il vertice sia in alto che in basso, a seconda da dove arriva la minaccia.
In queste situazioni, bisogna cercare di individuare la profondità di caccia dei predatori per regolare quella delle esche.
Ci sono casi in cui arriva perfettamente chiaro il segnale di uno o più grandi pesci, tradotto dallo strumento come una V rovesciata, come una riga obliqua sottile o come macchie compatte di colore scuro. In altri casi invece, si può notare la minutaglia in posizione di allarme, ma non i segni grandi dei predatori: é evidente che lo scandaglio non li ha marcati, ma non per questo non ci sono.
Un altro segnale da imparare a distinguere è quello dei pesci sul fondo. Questa situazione viene riprodotta con una macchia di colore chiaro appoggiata sul segno del fondo. Riuscire a capire la differenza tra rocce sporgenti e pesci, significa poter individuare eventuali predatori o banchi di pesci di fondo per il bolentino.
Con una buona esperienza ed una perfetta conoscenza dello strumento, si riuscirà ad individuare anche le fasce d’acqua con diverse temperature, utilissime per regolare la profondità delle esche sia nella traina che nel drifting.
testo e foto Riccardo Fanelli
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