Quando si parla di traina col vivo, gli argomenti più frequentemente trattati sono le esche o i terminali, solo raramente si affronta il tema del recupero. Pescando a traina col vivo con le classiche due canne in pesca, una sul fondo e una a mezz’acqua, nel caso il pesce ferrato sia una ricciola di buone dimensioni, è necessario recuperare immediatamente la canna “libera” al fine di evitare pericolosi incroci delle lenze e manovrare al meglio il nostro fisherman.
Al contempo lo skipper deve infatti compiere una virata molto larga dalla parte in cui si sta recuperando la preda, senza permettere alla lenza di andare mai in bando, in modo che il pesce sia al centro di un ipotetico cerchio tracciato dalla barca in movimento.
Dopo essersi assicurati che non ci siano secche in prossimità del raggio d’azione del pesce, il combattimento va condotto con brevi colpi di motore tenendo sempre la lenza al giardinetto della barca.
Quando la preda è arrivata sotto bordo l’errore più grosso che si può commettere è quello di fermare la barca: in questo modo si può dare al pesce l’opportunità di rompere il filo strusciandolo sull’elica o sul timone.
Durante le fasi finali della cattura, la preda va invece tenuta dietro la poppa del fisherman in modo che possa dare sfogo all’ultimo disperato tentativo di difesa. Non appena il pesce allenta la trazione, la barca deve compiere una virata dalla parte della nostra preda, in modo da avvicinarla alla murata e, sollevandole la testa mediante il terminale, poterla guadinare o raffiare.
testo e foto Riccardo Fanelli