
Leggendario tanto quanto l’Araba Fenice e Pamela Anderson, il tarpon è uno di quei predatori sui quali si sono versate secchiate d’inchiostro. Tra i grandi protagonisti di quella letteratura che tanto invidiamo ai moschisti, rappresentano l’elite dei pesci da flats e bassi fondali e per degli irreprensibili motivi. Sono potenti, diventano tremendamente grandi, sono sospettosi e difficili da fare abboccare, quasi impossibili da allamare e soprattutto acrobatici come pochi.
Il tarpon rivaleggia solo con vela, lampughe, queenfish e pochi altri pesci nel salto: riesce a decollare in verticale con solo cinquanta centimetri d’acqua sotto la pancia e allo stesso tempo a scuotere e girare quel capoccione metallico come la bambina dell’esorcista. Il succedersi degli eventi normalmente porta a una slamatura beffarda e una catena d’improperi che esce dalla bocca dello sfortunato pescatore.
testo e foto Nicola Zingarelli