
Tonni a caccia in superficie…
E’ una giornata di fine marzo quando esco di casa che è ancora buio con un’idea precisa in testa.
La mia macchina corre su una strada che potrebbe fare anche da sola, per le tante volte che l’ha percorsa. Arrivo al piccolo borgo di Stintino immerso dalla nebbia che lo scirocco ha portato sulla parte nord occidentale più estrema della Sardegna.
Salgo in barca, stacco gli ormeggi e mi incammino pian piano, intravedendo sulla mia destra le ancore consumate dal mare della vecchia tonnara, simbolo e storia di questo borgo marinaro. Faccio qualche miglio nella nebbia senza incontrare nessuno, anche se sento sopravento il borbottare di qualche vecchio gozzo, poi arrivo a finalmente a destinazione.
Il vento di terra ha spianato il mare che all’alba ha un sapore magico, con i gabbiani sulle coste vicine che intonano le loro solite lamentele e la barca che è praticamente immobile sull’acqua. La nebbia mi impedisce di vedere oltre i cinquanta metri da me e questo acuisce ancora di più i miei sensi. Rimango in attesa per un quarto d’ora finché ecco finalmente un rumore inconfondibile che mi fa sobbalzare, il motivo per cui non sono ancora a letto…
Sento distintamente le cacciate in superficie, non posso ancora vederli ma distinguo chiaramente quelli più giovani dai signori di una certa età, che salgono più lenti ma anche in maniera più fragorosa.
Quella mattina, però, non riuscirò a vederli, tantomeno a pescarli.
Del resto ero andato in quel posto, segnato sulle vecchie carte nautiche, solo per sentirli finalmente tornare.
testo e foto Antonio Varcasia