Il vertical jigging nasce in Giappone e dal sol levante abbiamo ereditato le linee base, tra cui l’impiego dell’assist. Con questo termine s’intende un amo montato su un cordino semi-rigido, o irrigidito da guaina termorestringente, e basculante in testa all’esca. Dalle nozioni acquisite fino ad ora su questa tecnica, si presume che l’impiego dell’assist sia più valido rispetto all’amo diretto sull’esca per come i predatori attaccano un’esca recuperata in verticale e a strattoni.
Nella traina e nello spinning, infatti, l’esca viene trascinata a notevole velocità ed in orizzontale. Quando il predatore attacca, o più semplicemente colpisce con il muso il potenziale boccone, la velocità della barca o del recupero contribuiscono alla penetrazione degli ami. Nel vertical jigging il fisherman recupera l’esca in verticale ed a velocità alternata: alla luce dei fatti, sembrerebbe che il predatore, giunto a breve distanza dall’esca, spalanchi le fauci e risucchi violentemente per ingollare la preda (sistema di aggressione per altro molto comune nei predatori a bocca grande o muniti di denti falciformi, idonei quindi a trattenere le prede). Il violento risucchio porterebbe per prima nella bocca del predatore la parte più leggera e mobile dell’esca: ovvero l’assist.
Questo è ciò che in teoria dovrebbe succedere, ma non di rado l’amo dell’assist si conficca all’esterno della bocca del pesce (probabilmente per l’effetto di un colpo con il muso sull’esca e non di un attacco vero e proprio), mentre altre volte l’intera esca finisce nella cavità orale e l’amo si conficca nel palato.
testo e foto Riccardo Fanelli