
E’ il sogno di tutti coloro che praticano la traina d’altura, quello di trovarsi nei pressi di una mangianza in superficie con i piccoli pesci attaccati da tonni e gabbiani dal mare e dal cielo.
Un ribollire di schiumate improvvise che imbiancano l’acqua per un estensione più o meno vasta e che possono durare pochi secondi, pochi minuti o in casi più fortunati e rari anche di più. Tutto dipende dalla biomassa presente in acqua, da quanto cioè è grande il branco di pesci foraggio e da quanto è numeroso il branco dei predatori. Da queste due costanti abbiamo mille e una variabili che spesso decidono del successo di una battuta o del cappotto più bruciante.
Se infatti la mangianza è vasta e costante e si estende per un ampio tratto di mare, possiamo pensare che anche il numero di predatori sia elevato e non tutti possano gettarsi all’unisono sulla “live ball” di pescetti.
La maggior parte di loro stazionano ai bordi in attesa del loro turno e quindi quando vedono passare le nostre esche a lambire la mangianza ecco che le partenze sulle canne possono essere multiple.
Ma non sempre abbiamo a nostra disposizione la “mangianza perfetta”. Sono sempre gabbiani e sterne ad avvisarci delle mangianze in corso ma se il loro volo è basso e veloce sull’acqua con rapide e corte picchiate in successione allora ci troviamo di fronte ad una mangianza sparsa. Si tratta di pochi predatori che sono comunque riusciti a far salire le loro piccole prede ed evoluendo rapidissimi a galla in gruppi di caccia di 3-4 esemplari sfruttano la loro velocità per gettare scompiglio sui branchetti sparsi in superficie. Assistiamo così a rapidissime schiumate sparpagliate giocate sulla velocità di inseguimento che a volte sfociano in salti e capriole sul filo dell’onda. I gabbiani fanno fatica a seguire le evoluzioni e le loro attenzioni sono rivolte ai pescetti frastornati o storditi a galla dagli attacchi violentissimi che li fanno volare da tutte le parti.
Bellissima scena… a riuscire a fermarla nel brevissimo spazio di uno scatto fotografico ma anche estremamente frustante per l’angler che in queste situazioni non avrà quasi mai la soddisfazione di veder partire le canne.
Testo e Foto di Alfio Elio Quattrocchi