
Per chi si dedica alla traina col vivo alla ricciola, la cattura delle esche è il primo problema da affrontare: il sugarello, solitamente è fra le più semplici da individuare e da catturare, e può rendere molto bene. Con una netta preferenza per quelli grossi. Pesci di due o tre etti sarebbero da considerare la media, non il limite. Purtroppo la cattura di simili sugarelli non è troppo comune. Comunque, l’esca regina per la traina col vivo alla ricciola, rimane la classica, mitica, intramontabile aguglia. Che sulla ricciola esercita un’attrazione particolare. Anche in questo caso, meglio medio-grosse che troppo piccole. Il calamaro vivo sembra l’unica esca ancora superiore.
Quanto ai posti da battere nella traina col vivo alla ricciola, le secche rocciose rimangono il punto di riferimento, ma la zona circostante il cappello non sembra essere la migliore. Se non, di tanto in tanto, per le ricciole di branco di taglia medio-piccola. I pesci grossi vanno cercati trainando per lunghi tratti intorno e fuori dalla secca vera e propria, anche su fondali anonimi, piatti e fangosi che scendono fino a settanta metri e più.

Girare stretto a piccoli cerchi col proprio fisherman intorno a una secca, alzando e abbassando in continuazione la profondità di lavoro dell’esca di solito non rende. Nella traina col vivo alla ricciola è molto meglio fare tratti rettilinei piuttosto lunghi durante i quali la lenza lavora ben distesa e ben sollevata dal fondo.
L’ideale è individuare la fascia del termoclino, e trainare l’esca sempre più o meno a quella profondità. Il termoclino, che nella stagione estiva si trova di solito intorno ai venticinque metri, è comunque facile da rimarcare su un ecoscandaglio ad alta definizione, in quanto si presenta sullo schermo come una linea orizzontale abbastanza visibile a colorazione leggermente diversa dallo sfondo. In quella fascia, grazie alla brusca variazione di temperatura, si concentra una maggior quantità di plancton che innesca la catena alimentare. Allora, se si vuole un sistema di traina col vivo che mantenga l’esca con precisione ad una profondità predeterminata, l’affondatore è senza dubbio il sistema più pratico, perché garantisce un controllo costante sulla effettiva profondità di lavoro.
testo Andrea Lia
foto Alfio Elio Quattrocchi – AL CUSTOM AL25 “Denise”
sono passati un po di anni da porto ottiolu… è bello rileggerti… per 3 mesi sono in Sardegna dalle parti di Olbia se passi un ciao ciao è gradito. Alla prossima, paolo
Tutte osservazioni condivisibili, aggiungerei che le ore + proficue sono quelle centrali delle giornate di fine estate, inizio autunno.