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LECCIA – CARATTERISTICHE E TECNICHE DI PESCA

La leccia: splendido gamefish presente in tutto il Mediterraneo e nell'Atlantico orientale, dalla penisola iberica fino alle coste del Sud Africa.
La leccia: splendido gamefish.

Vorace predatore appartenente alla famiglia dei carangidi, la leccia (Lichia amia) è provvista di un corpo abbastanza compresso lateralmente, con una linea laterale molto evidente e con un andamento ad “S” che la rende riconoscibile a prima vista. Può arrivare ad un lunghezza di oltre due metri per 50 chili di peso.
E’ una specie pelagica, di abitudini gregarie specie negli stadi giovanili, che tollera temporaneamente anche variazioni di salinità marcate (eurialina), tanto da penetrare in lagune salmastre.
È presente in tutto il Mediterraneo e nell’Atlantico orientale, dalla penisola iberica fino alle coste del Sud Africa. Proprio per questa ragione e per la sua attitudine come gamefish, è uno dei pochi pesci che gli americani (da cui viene chiamata Leerfish o Garrick) ci invidiano davvero.
La riproduzione ha luogo in primavera ed in estate a seconda delle latitudini, e durante il corso della bella stagione le grandi lecce si avvicinano alla costa per deporre le uova, e poi rimangono nelle vicinanze dei porti e delle foci dove si concentrano le loro prede, cefali, aguglie, sugarelli, che cacciano generalmente durante le ore calde (dalle 10 alle 16).
Le lecce più grandi si incontrano di fronte a spiagge ampie e profonde e più raramente davanti a scogliere antistanti alti fondali, ma le maggiori probabilità di cattura si hanno nelle acque interne dei grossi porti o alla loro imboccatura, grazie alla massiccia presenza di muggini che rappresentano come detto le loro prede.
La leccia può essere insidiata con buoni risultati sia da terra che dalla barca con esche artificiali o naturali (preferibilmente vive).
La leccia costituisce sicuramente il pesce più ambito dal pescatore a spinning: è spettacolare nei suoi inseguimenti e nei suoi attacchi, si prodiga in fughe vertiginose spesso a pelo d’acqua e raggiunge dimensioni notevoli.
E’ un pesce dotato di grande potenza ma di una resistenza non eccelsa. Questo è un fattore da considerare in due momenti topici della pesca: durante gli inseguimenti/attacchi, e durante il combattimento.
Questo perché durante gli inseguimenti è purtroppo raro poter vedere lo stesso pesce sferrare due o tre attacchi ad artificiali lanciati consecutivamente. Per cui è fondamentale cogliere l’attimo e capire quando la corsa frenetica della nostra esca sopra il pelo dell’acqua va bruscamente stoppata per consentire al predatore, dopo due o tre tentativi andati a vuoto, di trovarsela davanti alla bocca e afferrala.
Durante il combattimento è invece importante, dopo le prime fughe, saper forzare il pesce e portarlo il prima possibile a terra per eventualmente liberarlo, specie se si tratta di una grande leccia a inizio stagione (che porta dentro di sé almeno due-tre chili di uova…).
Il rischio di un combattimento prolungato è quello di tirar fuori un pesce pressoché in agonia, se non in completo collasso cardiocircolatorio, data la già descritta scarsa resistenza.
Le esche saranno topwater veloci o skipping lures, senza tralasciare di sondare gli strati inferiori della colonna d’acqua per attirare eventuali pinnuti svogliati.
Sicuramente il consiglio è quello di una saggia rotazione degli artificiali per evitare “l’effetto martello” e quello che poi porta ad una sindrome di adattamento, che si riscontra tipicamente in spot molto battuti.

testo e foto Antonio Varcasia

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