
Vediamo nel dettaglio come regolarsi sulla scelta dell’amo in base alla volontà di insidiare ricciole e dentici.
L’attacco della ricciola può essere violento o svogliato, ma nella maggior parte dei casi afferra l’esca in bocca, si gira e la ingoia. La sua bocca di grandi dimensioni è dotata all’interno di placche abrasive con microdentini rivolti verso l’interno, che hanno la doppia funzione di trattenere l’esca e di spingerla all’interno. Tutto l’interno della bocca è osseo e rivestito di pelle moto dura ed abrasiva. Questo spesso costringe ad una ferrata molto energica. Per questo predatore è preferibile usare ami a gambo corto, dritti e punta ad artiglio d’aquila, considerando che un’apertura accentuata consente una maggiore penetrazione e garantisce meglio il passaggio da parte a parte della bocca del pesce. Se l’amo si appunta all’interno della bocca, senza passare da parte a parte, ci sono buone possibilità che durante il recupero della preda questo scorra e perda la presa.
Quando si traina a fondo su fondali misti e quindi ci sono pari possibilità di ferrare sia dentici che ricciole, la scelta dell’amo deve poter conciliare entrambe le esigenze. Generalmente ci si orienta su ami a gambo corto con sezione sottile ed alta penetrazione. A questa categoria appartengono gli ami a sezione piatta, con punta ad artiglio d’aquila.
Gli ami dell’ultima generazione sono in lega leggera ad alta resistenza con la punta affilata chimicamente. Con materiali del genere l’eventualità che un amo si rompa o si addrizzi sono sempre più remote.
testo e foto Riccardo Fanelli