
Come stimare l’età dei pesci? E’ sicuramente una delle domande che molti pescatori si (e mi) fanno, e davvero entriamo in un argomento complicato in quanto ci sono alcune variabili che cambiano a seconda delle specie.
Per chi lavora in acquacoltura o in programmi di ripopolamento, è abbastanza facile rispondere in quanto si seguono le varie fasi di sviluppo, ma quando parliamo di pesci selvaggi le cose si complicano.
Innanzitutto la mole ed il peso di un pesce è spesso in relazione all’età ma a volte no, e soprattutto pesci di diverse specie non sono comparabili fra loro. Poi occorre dire che l’accrescimento è molto in relazione alla temperatura media dell’acqua, alla ricchezza in nutrienti di questa e ad una miriade di variabili, per cui una stessa specie può crescere e raggiungere la maturità in tempi diversi se vive in location differenti.
I nostri amici pinnuti innanzitutto crescono a differenza di noi umani, per tutto il corso della loro vita, e prima di raggiungere le loro dimensioni massime si sviluppano in genere sessualmente e si riproducono.
L’accrescimento è in genere rapido nel corso delle fasi iniziali di vita fino al raggiungimento della maturità sessuale per poi ridursi, in quanto lo sviluppo delle gonadi sottrae energia per l’accrescimento somatico.
Il fatto che un pesce continui nel corso della sua vita ad accrescersi, di fatto ne aumenta potenzialmente il successo riproduttivo (le dimensioni maggiori, l’esperienza, la scaltrezza acquisita con l’età diminuisce il rischio di predazione, nonché un adattamento maggiore alle fluttuazioni ambientali), anche se ovviamente anche per loro arrivati agli estremi si osserva un calo della curva di efficienza riproduttiva.
Per stabilire l’età dei pesci in maniera scientifica si ricorre allo studio degli otoliti, che sono degli ossicini, o meglio degli accumuli calcarei, che si trovano nell’orecchio interno dei pesci e che servono come organo sensoriale.
Questi otoliti sono come gli anelli di accrescimento dei tronchi degli alberi, ovvero sono appunto anelli concentrici chiari e scuri che studiati e contati forniscono con una approssimazione abbastanza buona l’età di un pesce. Gli anelli chiari e scuri testimoniano le fasi di crescita (veloce per quelli chiari, in genere nei periodi più caldi, e più scuri per quelli a lenta deposizione, come i mesi invernali). Purtroppo in questo caso si può fare un stima solo post-mortem dell’età del pesce.
Altre parti del corpo come le pinne e soprattutto le scaglie, possono essere utilizzate quando invece questo è ancora in vita. Le scaglie possono cadere ed essere sostituite ed è per questo che risultano molto meno indicative ed affidabili rispetto agli otoliti, anche se vengono comunemente usate per la stima dell’età. Anche nelle scaglie si possono osservare al micorscopio degli anelli concentrici di accrescimento come negli otoliti, che indicano le stagioni di crescita del pesce.
testo e foto Antonio Varcasia
molto interessante