
La pesca del calamaro, un tempo praticata soltanto da pochissimi eletti, con l’avvento delle totanare di ultima generazione, è divenuta un fenomeno di massa. Oggi viene praticata con canne sensibilissime e le totanare flottanti montate a bandiera su un trave di fluorocarbon. Alla luce dei fatti questo sistema è efficacissimo al di là di ogni ragionevole dubbio, consentendo buoni risultati anche a chi non ha la minima esperienza di pesca al cefalopode.
I vecchi mestieranti, che pescavano il calamaro con totanare di piombo, rivestite in cotone o seta, e lenze a mano, però ci insegnano che non basta calare delle esche catturanti per diventare padroni della tecnica. Pescando a mano e con una sola totanara pesante, è possibile sentire il momento dell’avvicinamento del calamaro all’esca, o meglio il momento in cui il cefalopode gli soffia acqua addosso prima di perpetrare l’attacco. Con questa sensibilità, non facile da acquisire, la pesca del calamaro assume aspetti decisamente più professionali rispetto al semplice calare delle esche attaccate ad un filo. Pescando con la canna e le totanare a bandiera, con la tecnica meglio conosciuta come tataki, la sensibilità per avvertire il soffio del calamaro si può avere solo usando canne sensibilissime.
testo e foto Riccardo Fanelli