
Ci sono game fish che sono totalmente sconosciuti alla maggior parte dei fisherman di mezzo mondo, vuoi per la rarità della specie, vuoi anche per l’estrema lontananza dei mari nei quali vivono.
Ne sono un classico esempio molte specie che popolano le acque del continente australiano, come il Barramundi (Lates calcarifer) che tra questi è il pesce più rappresentativo e senza ombra di dubbio il meno conosciuto anche dai tanti tropicalisti che viaggiano per il mondo. Eppure questa specie antichissima, ritratta dagli aborigeni da migliaia di anni nelle pitture rupestri del Northern Territory, è praticamente il pesce simbolo per i pescatori australiani. Ad esso vengono dedicati centinaia di trofei e Fishing Tournament che raccolgono migliaia di sportivi e non passa anno che le aziende locali di esche artificiali non si inventino una nuova esca a lui indirizzata.
Ma non è per il suo peso, può arrivare sino a 25 kg., che viene così attivamente ricercato nelle più sperdute aree lagunari del nord del Queensland, da Cape York sino alle wetland del Kakadu Park, in fiumi, billabong e estuari tra aggressivi coccodrilli di mare e una natura stupefacente e selvaggia.
Il motivo che fa appassionare migliaia di pescatori, è la sua indole da strenuo combattente, le sue fughe velocissime ed inarrestabili verso rami e tronchi sommersi, dove si dirige volutamente per far incagliare gli artificiali, ma soprattutto tutta l’incredibile e spettacolare sequenza di salti e piroette che è capace di sfoderare, allargando la bocca e gli opercoli nel disperato tentativo di liberarsi dalle ancorette.
Un combattente nato, che si è per questo saputo ritagliare una certa aurea di leggenda ed il rispetto incondizionato di tutti gli appassionati. Secondo me un fishing globetrotter non può considerarsi realmente tale se almeno una volta nella sua vita non ha potuto vedere di persona uno dei suoi magnifici e spettacolari jump…
Testo e foto di Alfio Elio Quattrocchi