
Non parliamo delle cernie di fondale, che ormai in quasi tutte le italiche acque stazionano decisamente a quote davvero abissali, perché purtroppo non solo i fisherman sportivi ma anche soprattutto i professionisti, con i lunghi palangari con migliaia di ami sul fondo, le hanno da anni spazzolate.
Ma in questo caso ci riferiamo alle cernie brune, che anche queste non è che stiano meglio, ma che in certi hot spot benedetti da Dio e preservati da uomini di buona volontà si possono trovare ancora.
Non sono tantissimi i luoghi dove l’incontro con questa cernia è piuttosto comune e spesso la sua cattura non è così semplice, né scontata, anzi! Si rimane il più delle volte li a sacramentare disperati dopo aver ingaggiato un inutile quanto patetico tiro alla fune che ha un unico finale… Anzi il finale non ce l’ha proprio, perché nel 99% dei casi lo abbiamo lasciato in bocca proprio alla nostra cernia bruna.
Sono pochissimi gli specialisti del bolentino che sanno interpretare al meglio quelle rare situazioni in cui una bruna decide di assaggiare le nostre esche dedicate ad altre prede di taglia più piccola e soprattutto meno “rocciose”.
Si deve infatti all’abitudine istintiva di questo robusto serranide di rifugiarsi subito tra le rocce non appena avvertita la puntura dell’amo, quella sensazione di chiara impotenza in chi impugna la canna in queste circostanze.
Ecco perché le foto di cernie brune a bolentino sono piuttosto rare, del resto quasi come la loro specie.
Testo e Foto di Alfio Elio Quattrocchi