
Il sole ha smesso di albeggiare da una mezz’ora – la sveglia ha fatto cilecca di nuovo – quattro anime in giro e in lontananza si sente borbottare il diesel di un vecchio fisherman che supplica l’intervento di un meccanico.
I gabbiani si litigano i resti di un pesce rinsecchito sulle assi del pontile: non hanno un bell’aspetto, ma agli uccelli non sembra importare.
Carichi di attrezzatura si affronta a piè leggero il lungo ormeggio di legno: son circa 350 passi prima di arrivare alla barca – li abbiamo contati il mese passato – non è esattamente dietro l’angolo e oggi tutto sembra pesare di più.
È troppo tardi per affrontare cinquanta miglia di navigazione per arrivare a trovare le Alalunghe, sarebbe più saggio cambiare programma. Ma non c’è disfattismo nell’aria, il gruppo ha già deciso: se necessario si rientra più tardi.
L’estate nel North West Pacific è troppo corta e non ci si può permettere il lusso di perdere una giornata come questa, domani sarà domenica e ci si potrà riposare.
347, 348, 349, 350… un salto e sei in casa, nell’ampio pozzetto del fisherman dove si appoggia tutto con cura prima di aprire la cabina, accendere i motori e cominciare a ordinare le tonnellate di cianfrusaglie che inevitabilmente ci si porta appresso.
Manca poco per mollare gli ormeggi, un’ultima occhiata alle previsioni meteo e finalmente ci si muove.
Si stappa il thermos del caffè: la giornata di pesca è ufficialmente cominciata…
testo e foto Nicola Zingarelli